L’intervista di HotelMyPassion ad Aldo Werdin, Amministratore Delegato e General Manager
di Excelsior Palace, unico cinque stelle lusso della Portofino Coast.
Da oltre vent’anni alla guida dell’hotel, Werdin racconta i plus di una delle icone di ospitalità italiana,
il profilo internazionale, i nuovi servizi, i mercati di riferimento e gli investimenti presenti e futuri.
E il progetto di “raddoppio” in pipeline, tra Rapallo e Santa Margherita Ligure
È uno degli hotel più iconici della riviera ligure, incastonato da oltre cento anni tra la terra e il mare del Levante e simbolo della Dolce Vita della Portofino Coast. Parliamo dell’Excelsior Palace di Rapallo, struttura capace di tenere insieme l’arte senza tempo dell’ospitalità e il rinnovamento continuo, reso tangibile da investimenti e migliorie pensati per offrire agli ospiti un’esperienza sempre nuova. Compresi i manager dell’Ehma, che proprio qui hanno appena tenuto il loro convegno di primavera ospiti di Aldo Werdin, che hanno nell’occasione “incoronato” con un prestigioso Premio alla carriera, riconoscendogli il ruolo di vero e proprio “volto” dell’hotel, di cui è oggi Amministratore Delegato e General Manager.
HMYP: Werdin, qual è l’elemento che fa la differenza tra l’Excelsior Palace e tutti gli altri hotel luxury?
A.W.: La differenza che salta subito all’occhio sta nel fatto che il nostro è l’unico 5 stelle lusso del Levante: l’altro in Liguria è il Royal di Sanremo, a Ponente. Non lo sottolineo per superbia, ma per rimarcare che la nostra fortuna sta in quella mezza stella in più, che però bisogna meritarsi ogni giorno. Quando sono arrivato a Rapallo pensavo che sarei rimasto un paio d’anni, e invece sono vent’anni che lavoro qui. Se uniamo questo elemento al fatto che abbiamo poco turn over – molti collaboratori che ho trovato nel 2002 sono ancora qui – emerge un’altra importante caratteristica dell’hotel.
HMYP: Quale?
A.W.: Abbiamo avuto tempo e modo per creare un’ottima squadra e, di conseguenza, uno stile Excelsior, sul quale lavoriamo continuamente, anche attraverso dei corsi, con il capo servizio che spiega a vecchi e nuovi collaboratori quali siano gli standard da seguire. Consiglio a tutti i colleghi questi corsi di aggiornamento, perché sono davvero utili. Mantenere il livello e migliorarsi sempre, anno dopo anno, è difficile ma porta risultati. In questo momento di post-pandemia e di crisi, la forbice si è allargata: il lusso non ha perso niente, anzi cresce nei numeri. Ad aver perso, purtroppo, sono gli hotel di categoria inferiore. È anche per questo che nel Levante i 5 stelle sono passati da cinque a dieci nel giro di sette anni. Chi ha capito la situazione ha messo subito in atto azioni di ristrutturazione per far crescere il proprio hotel.
HMYP: E adesso è in pieno sviluppo l’importante progetto sul Lido Palace e l’Helios di Santa Margherita Ligure. Come nasce?
A.W.: La premessa è questa: quando sono arrivato a Rapallo, l’albergo era gestito da una società che poi ha avuto delle traversie, che hanno comportato anche un anno di Commissario giudiziale. Ho dovuto cercare qualcuno che gestisse l’albergo, di cui a quel tempo ero Procuratore generale: ma tutti volevano gestire l’albergo a patto che fosse ristrutturato. Così mi sono rivolto alla proprietà dei muri, e ho avuto la fortuna di trovare in loro la disponibilità a diversificare dai loro core business – fanno domotica, telefonia, cancelli elettrici, pannelli solari… – e a diventare anche albergatori. Il patto è stato questo: loro avrebbero investito, e io sarei rimasto.
HMYP: Tutto chiaro. E come è andata?
A.W.: I risultati ci hanno dato ragione, tanto che abbiamo deciso di acquistare l’Hotel Lido Palace di Santa Margherita Ligure, che resterà chiuso per ristrutturazione fino a dicembre. Era un 4 stelle, ma quando riaprirà sarà un 5 stelle: è stato demolito all’interno e completamente ricostruito, elevandolo anche di un piano dove abbiamo già posizionato uno Sky Bar. Dal momento che questo albergo mancava di spiaggia, abbiamo colto l’ulteriore occasione di rilevare una concessione.
HMYP: Quella dell’Hotel Helios.
A.W.: Esatto. L’Helios è un 20 camere edificato e costruito su area demaniale, con una bellissima spiaggia e a 80 metri dal Lido Palace, di cui diventerà il Beach Club. A tal proposito, l’hotel cambierà anche nome: si chiamerà Excelsior Palace Santa, per richiamare quello di Rapallo, che nel frattempo è diventato Excelsior Palace Portofino Coast. Tra i due hotel ci sono tre chilometri di Red Carpet, sui quali si può anche fare jogging a picco sul mar Ligure sino a Portofino, che è a sette chilometri.
HMYP: Su Rapallo sono previsti investimenti?
A.W.: Da quando abbiamo cambiato proprietà abbiamo sempre investito, 12,5 milioni di euro solo nella gestione. Abbiamo rinnovato tutte le camere, rifatto ristorante e bar, alzato di un piano l’hotel. All’ottavo piano, entro dicembre, avremo una Penthouse e un’area destinata ai clienti del settimo piano, ovvero gli ospiti della Suite Presidenziale. In più, abbiamo rinnovato la Spa, la palestra e il bar e aggiunto una piscina a sfioro, che adesso sono due. Il ristorante a picco sul mare, che oggi funziona d’estate, entro fine anno diventerà anche invernale e aperto alla città. Ci siamo anche dotati di un pontile con relativa corsia di lancio.
HMYP: La vostra clientela è fatta di molti habitué, di quelli che tornano ogni anno per venire a trovarla?
A.W.: È una cosa che succede molto spesso negli alberghi, quando un general manager dedica alle pubbliche relazioni un po’ di tempo, specialmente alla sera. Abbiamo certamente dei repeaters, ma non in percentuale altissima, e va bene così. In estate abbiamo un 80% di stranieri e un 20% di italiani, mentre in inverno scendiamo a un 60% di stranieri e un 40% di italiani. Quanto ai mercati, appena arrivato ho cercato di andare a intercettare altri mercati, per livellarli ed evitare di dipendere da un solo bacino: abbiamo visto cos’è successo nel 2001 a chi dipendeva troppo dal mercato americano.
HMYP: Qual è la situazione ad oggi?
A.W.: Manteniamo quote, sui singoli mercati, che vanno dall’8% al 13-14%. In questo modo, se un mercato va in default, potrò rimpiazzarlo con altri senza sforzi eccessivi. Attingiamo un po’ dappertutto: oggi il mercato inglese cuba il 10%, il tedesco l’8%, il francese è in crescita. Eravamo molto conosciuti sul mercato russo, e a Mosca lavoravamo abbastanza bene con il Cremlino – ambasciatori, ministri, funzionari -: eravamo arrivati a un 15% di russi. Troppo. Quindi all’Excelsior Palace abbiamo alzato il livello ancora di più e siamo scesi al 10-11%.
HMYP: Com’è la situazione sulla carenza di personale che anima il dibattito nell’ospitalità?
A.W.: La situazione resta difficile. Tutti danno la colpa al reddito di cittadinanza, ma non è propriamente vero. In qualche modo il Rdc ha inciso, ma la carenza di personale è più il frutto di due anni di pandemia. Chi lavorava in hotel già prima del Covid sapeva bene che difficilmente si fa festa al sabato e alla domenica. Erano professionisti abituati al riposo in giorni come il mercoledì e giovedì e alle turnazioni.
HMYP: E cosa è accaduto con il Covid?
A.W.: La pandemia ha abituato ad altri ritmi di vita, che hanno reso difficile il ritorno alla precedente “normalità”. Chi ha potuto ha cambiato professione, e chi sta cercando lavoro spesso preferisce evitare l’albergo, perché comporta sacrificio. Da Presidente dell’ITS Turismo Liguria, quando vado a parlare con gli studenti dico sempre loro “dall’esterno lavorare negli alberghi non vi attira, ma una volta entrati in questo ambiente non vorrete più uscirne, e dopo due giorni a casa non vedrete l’ora di rientrare in hotel”. Perché è così che accade.
HMYP: Che consiglio si sente di dare agli albergatori del suo territorio per intercettare i “nuovi turismi”? Come si sta “sul pezzo”?
A.W.: Ai miei colleghi continuo a dire di prendere esempio da quello che fa l’Excelsior. Non si può vivere di rendita, di eredità, perché a forza di cullarsi tra gli allori arriva il momento in cui si chiudono i battenti. Vent’anni fa qui c’erano ancora alberghi con i televisori a tubo catodico – quando già erano pienamente in uso quelli piatti – e fino a pochissimi anni fa in Liguria un tre stelle non aveva neanche l’obbligo di garantire l’aria condizionata. Non è pensabile che un hotel non offra almeno le dotazioni di base che l’ospite ha in casa sua. Bisogna investire. E stare sempre un passo avanti, mai uno indietro.
No comment yet, add your voice below!