Sarà visitabile fino al 29 luglio “The creative Act: Performance, Processo, Presenza” esposta a Manarat al Saadiyat sull’isola di Saadiyat ad Abu Dhabi. Con opere di oltre 25 artisti di diverse nazionalità e generazioni, la mostra esplora i relativi temi di performance, di processo, e presenza attraverso una varietà di mezzi espressivi. Si tratta della seconda grande mostra di opere della collezione Guggenheim Abu Dhabi.
I Tre temi della mostra, distinti ma interconnessi – performance, processo e presenza – forniscono un quadro che raggruppa molti artisti che esplorano più di un tema:
Le Performance possono essere rappresentate in diverse forme: in un dato momento e luogo e rimanere poi sotto forma di registrazioni e documenti, servendo essenzialmente da strumenti per la creazione di oggetti separati. The Creative Act presenta esempi che mettono in risalto l’atto della creazione, caratterizzato da fotografie, disegni, video, sculture e documenti archivistici che vivacizzano la metodologia, l’ispirazione e l’innovazione degli artisti coinvolti. Una selezione di fotografie documentano le performance degli anni ‘80 del celebre artista emiratino Hassan Sharif, realizzate sia a Londra che Dubai.
Molte delle opere d’arte all’interno permettono di comprendere il Processo con sui sono state realizzate. Un’opera fondamentale all’interno di questa sezione è di Anish Kapoor My Red Homeland (2003), un’installazione scultorea monumentale composto da quasi venticinque tonnellate di cera rossa con un braccio meccanico che circumnaviga la piattaforma, alterando la superficie mentre lavora il materiale. Opere pionieristiche degli anni ’60 di artisti come Rasheed Araeen, Julio Le Parc, Niki de Saint Phalle, Jean Tinguely, Günther Uecker, e Jacques Villeglé, celebri per aver sviluppato approcci sperimentali che comportano l’uso di tecniche apparentemente distruttive e materiali della vita quotidiana per esprimere il loro punto di vista sulla società contemporanea.
Il tema della Presenza umana è evidenziato attraverso la partecipazione dell’artista o di altri soggetti nelle opere d’arte, ma anche dalle tracce visibili degli atti fisici compiuti per realizzarle. Dipinti di artisti affiliati alla Gutai Art Association (1954-1972) tra cui Motonaga Sadamasa, Shiraga Kazuo, e Tanaka Atsuko illustrano perfettamente questo aspetto. Le video installazioni di Susan Hefuna e Anri Sala analizzano le somiglianze tra la coreografia della danza e i movimenti quotidiani delle persone. Autobiography (03-07) (2007), una serie di quaranta fotografie e un video, rappresentano le performance dell’artista emiratino Ebtisam Abdulaziz nei vari spazi pubblici a Sharjah ed esamina il complesso rapporto tra identità sociali e personali.
In linea con l’impegno del Guggenheim Abu Dhabi di sostenere il lavoro originale degli artisti viventi, TCA Abu Dhabi ha commissionato artisti come Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian per creare un’installazione ispirata ai temi centrali di The Creative Act. Another Happy Day (2016-17) è un’altra installazione immersiva con opere commissionate a vari artisti, che, come per la collezione Guggenheim Abu Dhabi, analizza la natura del processo artistico creativo, invitando i visitatori ad essere attivi e impegnati. Questo progetto, insieme alle fotografie di Tarek Al-Ghoussein, parte della collezione commissionata da TCA Abu Dhabi per Guggenheim Abu Dhabi, offre una connessione tra passato, presente e futuro nel nostro tempo.
The Creative Act: Performance, Process, Presence è curata da Valerie Hillings, PhD, Curator and Manager of Curatorial Affairs, Sasha Kalter-Wasserman, Assistant Curator, e Sara Dwider, Curatorial Assistant, Abu Dhabi Project, Solomon R. Guggenheim Foundation; insieme a Maisa Al Qassimi, Programmes Manager – Guggenheim Abu Dhabi, e Muneera Al Sayegh, Programmes Officer – Guggenheim Abu Dhabi, Abu Dhabi Tourism & Culture Authority.
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